Recentemente ho visto su un canale televisivo un interessante servizio sulle Valli di Comacchio e sulla ricchissima flora e fauna che le popola. Così ho pensato di organizzare una classica gita fuori-porta proprio in queste zone. Ovviamente, per definirsi “classica”, qualunque gita fuori-porta che si rispetti deve comprendere almeno una gustosa tappa eno-gastronomica! Per soddisfare questa condizione, si è scelto di pranzare in un ristorante lungo il canale del centro di Comacchio: menù a base di specialità ittiche della zona (pesce ed anguilla alla brace), innaffiato da un’ottima fortana ferrarese.
Comacchio
Comacchio è uno dei maggiori centri del Delta del Po. Durante la propria storia, iniziata circa duemila anni fa, fu assoggettata al potere dell’Esarcato di Ravenna prima, del Ducato di Ferrara in seguito, per poi tornare a far parte dei territori dello Stato Pontificio. La fondazione viene attribuita agli Etruschi, che erano già stanziati nel Delta. L’antico abitato sorgeva su tredici piccole isole (cordoni dunosi litoranei) collegate le une alle altre e formatesi dall’intersecarsi della foce del Po di Primaro col mare. Per questo motivo lo sviluppo economico e urbano si è sempre basato sull’elemento acqua: l’economia era fiorente in quanto legata alla pesca e al commercio del sale, mentre l’urbanistica conferì un aspetto caratteristico, in quanto attraverso tutto il paese si snodano ponti e canali tutt’ora navigabili. Da qui il nome di “Piccola Venezia”.
Pertanto, sia prima che dopo pranzo, sono d’obbligo due passi alla ricerca di qualche pittoresco scorcio da fotografare, tra le incantevoli e suggestive viuzze del centro e tra i principali monumenti, quali il Mercato del Pesce e il complesso architettonico dei Trepponti, creato nel 1634. Quest’ultimo è costituito da cinque scalinate (tre anteriori e due posteriori), culminanti in un piano in pietra sulla confluenza di cinque canali: è il simbolo di Comacchio.
Interessante anche la Torre dell’Orologio, risalente al Trecento.
Alle 17 ci aspetta l’escursione tra le Valli di Comacchio e la visita ai vecchi Casoni dei Pescatori; quindi dobbiamo salutare il paese e recarci verso il punto di imbarco, qualche km fuori, presso il casone di Foce. Il giro scelto ci consentirà di assaporare, tra natura e storia, gli aspetti unici di questo ambiente insolito e altamente suggestivo.
Storia delle Valli di Comacchio
Innanzitutto il significato di “valle” è da intendersi come accezione di “zona di terreno depresso e pianeggiante con specchi costieri di acqua stagnante, alla foce di un fiume o nei pressi di una laguna”.
Fatta questa doverosa premessa, è interessante sapere che le Valli di Comacchio nacquero intorno al X secolo a causa della subsidenza (abbassamento del suolo) e del progressivo impaludamento dei territori che si trovavano tra i due rami principali del delta del Po, il Po di Volano a nord (Ferrara) e il Po di Primaro a sud (Argenta), in cui affluiva anche il Reno; l’altezza media è di 5 m sotto il livello del mare (come termine di confronto, si pensi che i Paesi Bassi sono “solamente” 1 m sotto il livello del mare). La loro estensione è di circa 11.000 ettari.
In principio erano formate da acqua dolce proveniente dalle ricorrenti alluvioni dei fiumi. In seguito, dal XVI secolo, si riempirono progressivamente di acque marine, fornendone l’attuale aspetto di valli salmastre. La conformazione odierna è il frutto di un lavoro di sistemazione idraulica e di bonifica di questa vastissima area paludosa.
L’immagine sopra è emblematica per capire che, senza una continua ed accurata manutenzione del terreno circostante, i vari canali tenderebbero a sparire, inghiottiti completamente dalle acque salmastre della laguna: come si vede, ciò che resterebbe sarebbero solo i pali di sostegno.
La flora comprende la quercia, il pino domestico, il faggio, la canna palustre e la tamerice; invece per quanto riguarda la fauna, le Valli ospitano la più grande varietà ornitica d’Italia. Si parla di più di 320 specie di uccelli come i fenicotteri, il cavaliere d’Italia, la volpoca (nella foto sotto), l’airone cenerino e il martin pescatore. Inoltre vi sono pesci come orate, anguille, branzini, cefali, passere e mammiferi quali volpi e lontre.
I fenicotteri rosa sono proliferati negli ultimi 15-20 anni, arrivando principalmente dalla Sardegna e dalla Camargue. Nelle Saline di Comacchio hanno trovato un habitat perfetto, formando la più grande colonia d’Italia, dopo quella sarda.
Nelle Valli è molto praticata la pesca: troviamo ancora oggi numerosi accampamenti e saline, da cui viene prodotto il sale. Tipici della zona sono i Casoni da Pesca, capanne fatte di pali, paglia e canne palustri. Tali strutture fungevano sia come stazioni da pesca sia come punti d’appostamento per la sorveglianza contro la pesca illecita.
La tappa effettuata presso queste costruzioni ci ha permesso di ammirare le strutture e gli arredi originali, le attrezzature legate alla vita dei pescatori delle Valli (i cosiddetti Vallanti) ed un impianto da pesca tradizionale: il lavoriero, manufatto a forma di cuneo composto da bacini comunicanti per la pesca delle anguille e la cattura differenziata del pesce.
Rientrati dopo 2 ore da questo sorprendentemente bello ed affascinante giro in barca, abbiamo approfittato della luce del tramonto per fotografare la caratteristica costruzione che si trova lungo tutti i canali: il padellone, ovvero un tipico capanno da pesca utilizzato dai pescatori presso le zone di cattura fluviali, vallive, lagunari o costiere dell’Emilia-Romagna. La tecnica di cattura utilizzata è quella cosiddetta a “bilancia” oppure quella con il “bilancione”, ossia con grande rete quadrata immersa nell’acqua e sollevata periodicamente per raccogliere il pesce pescato.
Una risposta a "Comacchio, Valli e fenicotteri rosa (5 maggio 2018)"