Ho l’abitudine di annotarmi in un archivio le cose che trovo interessanti. Così, quando l’attenzione è caduta su una piccola chiesetta “aggrappata” ad una parete di roccia, 2 km circa fuori Rovereto, in Trentino, ho pensato che doveva essere una tappa lungo il mio solito tragitto Parma – Val di Fassa.

L’Eremo di San Colombano si trova a Trambileno, raggiungibile dalla statale SS46 del Pasubio, che collega Rovereto a Schio, in Veneto. Dal punto panoramico posto di fronte all’imponente parete calcarea, si può ammirare come questa costruzione eremitica sia una specie di diamante grezzo incastonato nella pietra.

Sabato 2 settembre 2017 – E’ tutta la mattina che piove copiosamente, quindi ci fermiamo per pranzo in una trattoria poco lontano dalla chiesetta, nella speranza che possa smettere. Speranza vana! Portiamo l’auto nel piccolo parcheggio sotto allo strapiombo ed armati di un grosso ombrello, saliamo. Il sentiero è piuttosto stretto, ma, sorpresa gradita, è anche abbastanza riparato dalla pioggia: le sporgenze soprastanti fungono da tetto naturale. Arriviamo all’Eremo percorrendo una dolce scalinata di 102 gradini scavati a mano nella roccia; entrando vediamo che un lato della chiesa è la nuda pietra della parete a cui è aggrappato. Ci soffermiamo a guardare le grotte interne, dove, si narra, sia vissuto l’eremita fondatore; entriamo nelle due piccole stanze che completano la costruzione e poi ammiriamo gli antichi affreschi della navata.

All’uscita, restiamo a chiacchierare con la signora che è di turno per consentire le visite; siamo riparati sia dal piccolo portico che dalle sporgenze sopra di noi. Ora la pioggia sta finalmente smettendo! Di ritorno alla macchina, la nostra attenzione cade sul suggestivo profilo dell’eremo, quasi inghiottito dal dirupo.

Riprendiamo la strada in direzione Val di Fassa e passiamo sotto al Castello di Salorno, abbarbicato sopra uno sperone di montagna.

Castello di Salorno

Mi fermo a fare qualche foto, ma non sono soddisfatto: devo fare qualcosa di diverso. Così mi viene l’idea malsana di tentare di fotografarlo dall’alto! Guardo la cartina del navigatore dell’auto e provo a prendere una stradina che sembra passarci sopra. Attraversiamo un fitto bosco, a tratti intervallato da vigneti perfettamente curati e vendemmiati da poco. Dopo una curva, un grosso albero sradicato blocca completamente la strada; chiedo informazioni ad una macchina ferma davanti a noi. Gli occupanti, di ritorno a casa, sono Martin, la moglie e i suoi due figli; stanno aspettando l’arrivo del padre di lui, che con la motosega permetterà di liberare il percorso. Aspettiamo anche noi, mentre facciamo conoscenza della famiglia sudtirolese; chiediamo se conoscono un posto dove poter fare le foto che desidero. Martin lo conosce ed è raggiungibile con una breve passeggiata; si offre persino di accompagnarci insieme ai suoi! Nel frattempo è arrivato un simpatico signore, coi baffoni alla Francesco Giuseppe, il grembiule blu e la motosega. In un lampo la strada è sgombra; risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso il punto panoramico. Lo scorcio a strapiombo sulla valle dell’Adige è mozzafiato e sotto di me, tra le piante, spunta il castello.

Martin ci racconta che in quel luogo, per la ricorrenza del Corpus Domini, è antica e suggestiva tradizione accendere un fuoco, cosi come in altri posti lungo la vallata: sono i cosiddetti Fuochi del Sacro Cuore. Me lo segno: potrebbe essere lo spunto per un nuovo giro!

Maso TiroleseSalutiamo la gentilissima famiglia; su loro ultimo suggerimento ci dirigiamo fino alla fine della stradina, per vedere e fotografare un incantevole maso storico del Sud Tirolo. Mi sembra quasi di vedere Heidi giocare sul curatissimo prato di casa!

 


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